Quella tonnellata di plutonio che l’Italia vuole cedere a Londra
L’Italia potrebbe presto cedere una tonnellata di plutonio al Regno Unito, pagando però a Londra circa 200 milioni di euro nell’ambito di un accordo che sta mettendo in imbarazzo il ministero dello Sviluppo.
Si tratta di materiale altamente radioattivo, ricavato dalla lavorazione del combustibile usato dalle centrali nucleari nazionali nella stagione chiusa nel 1987 e custodito nel sito di Sellafield, a nord di Liverpool.
La Sogin (che opera “in base agli indirizzi strategici del governo”), ha richiesto un nulla osta entro pochi giorni per arrivare a una conclusione, anticipando una possibile “Hard Brexit”. Il Regno Unito potrebbe anche essere sciolto dal Trattato Euratom e dalle salvaguardie che quest’ultimo comporta.
Secondo Sogin, l’intesa dovrebbe essere positiva per le casse dello Stato, visto che nei suoi precedenti piani era prevista una spesa di circa 300 milioni.
La notizia nel frattempo si è diffusa, e in Parlamento sono arrivate le prime interrogazioni, le perplessità di fondo, non solo quelle del Mise.
Da una parte la congruità della cifra stabilita nella trattativa con la Nuclear Decommissioning Authority inglese e l’impostazione del negoziato.
Secondo qualche esperto, quel n di plutonio non è adatto per usi militari e parzialmente a fini industriali, cioè come nuovo combustibile per le centrali nucleari esistenti, mentre potrebbe servire in futuro se si sviluppasse la cosiddetta “quarta generazione” di impianti nucleari.
Il pagamento dei 200 milioni non risolverebbe tutte le pendenze italiane in termini di rifiuti nucleari all’estero, visto che un’analoga situazione è in corso anche con la Francia, e costerà alla Sogin altri 130 milioni di euro.
(Stefano Agnoli)