Non solo risparmi ma ricavi, l’economia circolare ci salva
L’unica alternativa per salvare il pianeta è l’economia circolare. Lo dicono Onu, Ocse, Ue e tutti quei paesi che hanno scommesso su questo nuovo modello di sviluppo progettato per “auto-rigenerarsi”, cioè in grado di trasformare lo scarto finale di un ciclo produttivo in materia utile ad un altro ciclo produttivo.
Il valore potenziale del mercato “circolare” è di 3.000 miliardi di dollari nel mondo; 88 miliardi di euro solo in Italia, con un bacino di 575 mila occupati.
Sono numeri che lasciano solo intravedere quali siano i margini di crescita di questo modello. Secondo la Commissione europea la costruzione di un’economia circolare può far risparmiare ogni anno tra il 10% e il 17% di risorse primarie, una percentuale che può crescere fino al 24% entro il 2030 con l’introduzione di nuove tecnologie di produzione e riciclo.
Dal punto di vista ambientale il traguardo degli obiettivi di riciclo indicati dall’Ue consentirebbe una ulteriore riduzione delle emissioni di gas serra, in aggiunta agli obiettivi già prefissati, compresa tra 424 e 617 milioni di tonnellate.
I dati di Eurostat, considerati nello studio del Conai, riportano che l’economia e la società italiana consumano meno risorse materiali, dai metalli alla biomassa alle materie energetiche degli altri paesi europei.
Per ogni kg di risorsa consumata, l’Italia genera a parità di potere d’acquisto (Pps) – 4 euro di Pil, contro una media Ue di 2,24. Tra i paesi europei, l’Italia ha poi dimostrato negli ultimi anni di essere il più efficiente nell’uso delle risorse.
Un indicatore ancora più specifico del tasso di “circolarità dell’economia” è dato dalla misura del tasso di utilizzo di materia seconda rispetto alla pima. Anche in questo caso l’Italia si colloca ai primi posti in Europa.
In termini di produzione industriale, riporta lo studio del Conai, il tasso di circolarità dell’economia italiana è molto elevato, superiore al 50%.
Fonte Affari&Finanza
(Vito De Ceglia)