Rifiuti: La Sicilia punta ancora sulle discariche
Prosegue il percorso di autorizzazione del nuovo Piano di gestione rifiuti della Regione Sicilia. Il Dipartimento acqua e rifiuti della Sicilia ha avviato la consultazione pubblica sulla proposta di Piano, Rapporto ambientale e Sintesi non tecnica, nell’ambito della procedura di Valutazione ambientale strategica.
Dalla documentazione pubblicata sul sito della Regione Sicilia emergono importanti novità, che vanno dal recepimento degli obiettivi europei in materia di riciclo, fino all’indicazione del fabbisogno impiantistico.
Al netto delle scelte adottate sul fronte delle infrastrutture, il nuovo Piano segna un punto di svolta nella regolazione della gestione dei rifiuti in Sicilia.
Secondo il Rapporto ambientale “il Prgr è il primo strumento di ordinaria pianificazione in Sicilia dal varo del decreto Ronchi (d.lgs 22/97), che verrà adottato secondo la legge ordinaria comprendente la procedura Vas, prima di essere emanato con decreto del Presidente della regione, acquisiti i pareri ed espedite le consultazioni previste”.
Tale assetto, secondo il Rapporto, è stato una delle principali cause “dell’attuale crisi del sistema rifiuti in Sicilia che ha mantenuto la centralità della discarica bello stesso modo in cuoi avveniva prima della riforma del decreto Ronchi, a discapito di una gestione industriale dei rifiuti basata su: recupero, riuso, riciclo e riduzione di materia”.
I primi indirizzi contenuti nelle quattro direttive europee sull’economia circolare, che impongono di portare le percentuali di riciclaggio al 55% entro il 2025, 60% nel 2030 e 65% nel 2035.
Entrando nel merito del Piano, il nuovo Prgr non prevede la localizzazione degli impianti, ma si limita ad individuare le zone in cui non è possibile realizzarli.
Il Prgr è stato, infatti, elaborato contemporaneamente alla presentazione del disegno di legge che ridisegna la governance del settore dei rifiuti in Sicilia, accorpando gli attuali diciotto ambiti territoriali in nove ambiti provinciali. In tale scenario, quindi il livello regionale assume una funzione di indirizzo e controllo, mentre la pianificazione di dettaglio spetta ai territori.
Il Rapporto ambientale scatta anche una fotografia dell’attuale configurazione impiantistica, evidenziando i deficit e gli eccessi di capacità.
Di fronte a questo scenario, il Rapporto ambientale si limita, tuttavia, ad indicare che “nei prossimi sette anni bisognerà individuare almeno cinque siti idonei alternativi per lo smaltimento dei rifiuti pretrattati”.