È in vigore da pochi giorni ma già si rendono necessarie urgenti correzioni. Si tratta del “decreto discariche” di cui al Dlgs 121/2020 invigore dal 29 settembre che, messo alla prova dell’ operatività, manifesta limiti importanti che rischiano di impedire lo smaltimento in discarica dei rifiuti urbani e di quelli non pericolosi. In un paese senza impianti a tecnologia complessa (termovalorizzatori) la penna distratta della burocrazia può produrre seri problemi. Le criticità derivano da una serie di refusi e di disposizioni non coordinate tra loro anche perché il nuovo testo, recependo la direttiva UE 850/2018, ha sussunto in un’unica norma le disposizioni sostanziali e quelle tecniche di ammissibilità in discarica, cosi ha modificato il tenore del Dlgs 36/2003 facendo confluire tutto nello stesso testo e abrogando il Dm 27 settembre 2010. Le correzioni sono urgenti anche perché in Italia i rifiuti hanno ben pochi sbocchi diversi dalle discariche. Una delle evidenze più sonore risiede nelle disposizioni relative ai criteri di ammissibilità nelle discariche per rifiuti non pericolosi (tra cui anche i rifiuti derivanti dal trattamento dei rifiuti urbani) dove si richiamano i valori limite previsti per altra tipologia di rifiuti; infatti, invece di operare il richiamo alla tabella 5 il testo fa riferimento alla tabella 53) che, invece interessa i rifiuti pericolosi stabili e non reattivi.
Continua